Le balle sull’eutanasia [www.wittgenstein.it]

Shared by Max Io la penso proprio così. Sono andato a un programma tv dove a un certo punto si è abbozzata una discussione sul tema del racconto di Saviano su Welby, ma i tempi di queste cose in tv l’hanno resa una chiacchiera sbrigativa e priva...

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Io la penso proprio così.

Sono andato a un programma tv dove a un certo punto si è abbozzata una discussione sul tema del racconto di Saviano su Welby, ma i tempi di queste cose in tv l’hanno resa una chiacchiera sbrigativa e priva di senso, durante la quale ho cercato di dire questa cosa, banale, ma che andrebbe scritta ogni giorno un centinaio di volte.
Non esiste una contrapposizione tra i sostenitori dell’eutanasia e i contrari. Non esiste alternativa tra i racconti di chi ha desiderato di morire, e quelli di chi non lo ha voluto. Saviano non ha dato voce a una sola di due opinioni equivalenti. No.

L’alternativa che esiste è tra chi vuole avere una scelta e a chi non vuole concederla. È tra la libertà e il divieto. Chi si trova a desiderare di poter morire e chi invece non lo vuole non sono sullo stesso piano, in Italia: i secondi possono fare ciò che vogliono, i primi no. Nessuno è “per l’eutanasia”, formula stupida che rende stupido chi la usa. Ma alcuni sono invece perché non sia vietata a chi la chiede. E per questo Saviano ha raccontato di Welby e non di storie diverse, l’altra sera: malgrado le richieste di qualche scellerato sostenitore di una par condicio del dolore. Perché Welby ha avuto negato un suo diritto di scelta, una sua libertà.

Se le nostre leggi vietassero ad Antonio Socci di poter tenere in vita sua figlia, se imponessero alle persone con malattie terminali di staccare la spina, sarebbe un uguale simmetrico obbrobrio: e sarebbe ammirevole chi andasse in tv a raccontare la storia di Socci e di Caterina e a difendere i loro diritti negati. Ma in Italia è il contrario: e Saviano ha difeso le vittime di una mancanza di libertà.

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