Post Wittgenstein (con annuncio finale)

Shared by Max Wittgenstein con i commenti?!? Son robe... La discussione sui commenti nei blog e nei siti in genere è complessa e vivace da molto tempo. Sta a sua volta dentro più ampie discussioni sul web 2.0, sulla democrazia diretta, sulla merit...

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Wittgenstein con i commenti?!? Son robe…

La discussione sui commenti nei blog e nei siti in genere è complessa e vivace da molto tempo. Sta a sua volta dentro più ampie discussioni sul web 2.0, sulla democrazia diretta, sulla meritocrazia, sulle competenze e sulle regole, sulla saggezza delle folle, insomma un gran casino. Perché non si riduce solo a “commenti sì versus commenti no”, ma conosce anche molte opzioni intermedie e molte valutazioni diverse sul contenuto e sulla qualità e sull’uso dei commenti.
L’unica considerazione in questo gran casino che riesco a fare con qualche certezza è la stessa che le democrazie fanno rispetto all’applicazione estesa della democrazia: cioè che è un principio idealmente auspicabile ma concretamente inattuabile e persino controproducente. Per due ordini di motivi. Il primo è che se tutti intervenissimo su ogni singola decisione che ci riguardi, il funzionamento delle nostre società sarebbe bloccato. Quindi abbiamo convenuto che le democrazie siano “rappresentative” e che si faccia grande uso della delega. Il secondo è che se tutti intervenissimo su ogni singola decisione che ci riguardi, quella decisione sarebbe probabilmente sbagliata: perché ci mancano le competenze, la visione e l’equilibrio necessari a prendere la decisione migliore, nella gran parte dei casi (su questo, vi consiglio la lettura di “Nudge“). Quindi abbiamo convenuto che le democrazie rappresentative scelgano i propri rappresentanti democraticamente sulla base di criteri che dovrebbero essere appunto di efficacia, affidabilità, competenza.Ecco, io penso della condivisione e delle “conversazioni” in rete cose simili a quelle che abbiamo acquisito sulla democrazia. Penso sia giusto e buono che ci sia un grande spazio in cui ognuno può dire la sua, ma penso anche che ci debbano essere occasioni e spazi in cui la priorità sia la produzione di idee, contenuti e pensiero, in cui sia incentivata la qualità e l’innovazione, in cui tutta questa condivisione e dibattito abbia delle sintesi (che poi generino ulteriori condivisione e dibattito). Insomma penso che libertà non significhi liberi tutti, e che in certe occasioni l’indulgenza nei confronti delle conversazioni limiti l’arricchimento dei contenuti. E intendo questo e non una sillaba in più di questo.

Per venire a questo blog, per esempio: ho sempre pensato di avere trovato una mediazione proficua e gestibile del rapporto con i suoi lettori attraverso un ricco e complice uso della posta elettronica, o più di recente di un ambito più familiare come FriendFeed. Questo blog non ha i commenti, si sa, perché quando è nato tecnicamente non consentiva i commenti e i commenti erano allora vissuti come un optional (secondo me a ragione): il blog dava altre e nuove opportunità di espressione personale, mentre la discussione ne era un accessorio e aveva già da tempo dei suoi spazi e servizi efficaci. Poi, quando tecnicamente questo optional è diventato accessibile, mi sono detto che non sarei stato in grado di gestire con il tempo e l’attenzione necessari i commenti: dicevo per scherzo che avrei aperto volentieri i commenti solo se mi fosse stato impedito di leggerli. Che non sarebbe stato un gesto beneducato. E ha quindi prevalso una logica che in qualunque contesto è sempre imbattibile fino al giorno in cui viene battuta: se ho fatto a meno finora, posso fare a meno ancora.

Ieri però ho letto questo pezzo di Jeff Jarvis, e mi è piaciuto. Non mi ha convinto del tutto, perché la tesi che internet sia “uno spazio” e non un mezzo dovrebbe implicare anche che parti di questo spazio siano private o semiprivate. E il parallelo con gli spazi “reali” e con l’eventualità che qualche fesso ti imbratti i muri di casa se tu non gli parli dovrebbe prima di tutto dichiarare che quello è fesso, punto. Però Jarvis ha ragione dove suggerisce una maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi possiede ampie mura, e ha ragione quando supera la questione di chi sia nel torto: attribuire i torti non risolve i problemi. Insomma, non sto a farla ulteriormente lunga: facendo traboccare un vaso colmo di annose riflessioni e progetti futuri, Jarvis mi ha convinto. Da ieri, i nuovi post di Wittgenstein sono commentabili da chiunque si registri fornendo una sua mail – la mia è qui a sinistra – che mi pare un’assunzione di responsabilità minima rispetto all’intenzione di discutere e costruire idee, suggerire notizie o informazioni. Le cose cambiano.


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