Di razzismo, integrazione, legalità e slogan

La questione razzismo/antirazzismo è questione che scatena tifo da derby e passioni come poche altre “battaglie politiche”, tra frasi, appelli e contro-appelli. La pratica si dimostra come sempre particolarmente complessa come si vede in una faccenda locale comparsa anche sui titoli di testate nazionali.

La storia è quella della squadretta Uisp (una parentesi a parte meriterebbe l’universo dei tanti campionati “amatori”, dove di amore – per se per gli altri – ne scorre veramente poco) del Casablanca Forlì che si ritira dal campionato per gli ennesimi insulti razzisti, un campionato sospeso, poi ripreso con il rientro della squadra composta esclusivamente da calciatori di origine maghrebina e il corrispondente ritiro di altre quattro squadre iscritte allo stesso campionato (tutte tra l’altro con nomi veramente orribili).

La vicenda ha scatenato animi “anti” di tutti i tipi, con manifestazioni di dissenso, appelli e “sono solidale” provenienti da titoli, microfoni e bacheche varie: l’ennesima nuova onda su cui galleggiare per i proclamatori per hobby o per mestiere.

Oggi esce la notizia della multa al Casablanca: ha violato il “principio di lealtà” ed è stata sanzionata per aver schierato proprio nel match incriminato un giocatore squalificato, facendolo partecipare alla partita con il tesserino di un altro giocatore.

Questo ultimo colpo di scena farebbe quasi ridere, se non fosse però una splendida metafora della questione “integrazione”. In tutto questo – simbolo o insieme che sia – trovatemi voi una situazione più complessa, più confusa e in cui sia più difficile “parteggiare” e ridurre tutto a un semplice slogan.

Ma c’è gente che riesce a farlo comunque.

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